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Vino toscano, che passione

di Redazione Ville&Casali

Vino toscano, che passione

La Toscana contende al Piemonte il trono del vino e se quest’ultima vanta un maggior numero di denominazioni (16 DOCG contro 7 e ben 43 DOC contro le 37 della Toscana), la terra di Dante risponde con un maggior numero di aziende e una superficie vitata superiore. Complice il fatto che, soprattutto negli anni ’90, numerosi imprenditori extrasettore hanno investito in questa regione per rilevare o fondare da zero aziende vinicole. D’altronde, se il made in Italy ha successo, il made in Tuscany ancor di più, in particolar modo nel fondamentale mercato d’Oltreoceano, come dimostrato dal fenomeno dei cosiddetti Supertuscan (vini comunque toscani, ma con impronta bordolese) e dal continuo successo del Brunello di Montalcino. Pertanto, ha senso investire nel vino in Toscana? O meglio, oggi ancora conviene?

In una regione tanto ricca può essere difficile orientarsi e scegliere al meglio la zona che massimizzi l’investimento. Quella del Chianti Classico è un’area storica di sicuro valore, Montalcino vanta un blasone unico, la Maremma è letteralmente esplosa negli ultimi anni, il Bolgherese è cresciuta in maniera esponenziale sull’onda del successo del Sassicaia, per non parlare delle altre Denominazioni più piccole, da Montepulciano al Montecucco, dal Carmignano fino alla Vernaccia, di San Gimignano. Il Brunello è non solo la DOCG più preziosa della Toscana, ma anche il rosso più amato all’estero. Non a caso, la maggior parte della produzione è esportata, soprattutto negli Stati Uniti e in Germania, ed è questo fattore che tiene alto il valore di Montalcino. Negli anni ’70, i produttori di Brunello erano poco più di una cinquantina, oggi sono oltre duecentoventi. Insomma, investirvi sembra vincente.

La Maremma, invece, non va bene per il neofita, ma è una zona vinicola adatta a chi vi si è stabilito da tempo, oppure a professioniti della viticoltura. Soprattutto perché “non c’è nulla…”, quindi è difficile viverci a differenza di Montalcino e del Chianti, che hanno aeroporto, autostrade e grandi città a due passi, il che è molto importante per gli stranieri. E qui è anche difficile portare a termine i discorsi di vendita di uve o vini sfusi fatti in precedenza, perché c’è un forte rischio di non riuscire. È indubbiamente una zona vocata, ma per un certo tipo di vini. Vini freschi e fruttati, cosiddetti d’annata, pertanto vendibili solo da chi ha strutture commerciali adeguate.

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