Ristrutturazione in stile orientale a Noto
Una ristrutturazione in stile orientale a Noto ha trasformato una casa modesta in un’oasi di relax e di raffinata eleganza.
Alcuni italiani hanno scoperto Noto venti anni fa, dopo il crollo della Cattedrale di S. Nicolò, che attirò le attenzioni di tutto il mondo, e hanno acquistato per poche lire appartamenti e palazzi che erano stati costruiti in stile barocco, dopo il terribile terremoto del 1693.
Oggi sembrano infastiditi dalla massa di turisti che ogni giorno arriva nella cittadina del sud-est della Sicilia per ammirare un’armonia di pietre dorate riconosciute patrimonio culturale dell’UNESCO.
Così preferiscono acquistare un casale in campagna, tra mandorli e ulivi, sulle colline che si distendono fino alla riserva di Vendicari, contornate da spiagge bellissime, come Marinelli o Cala Mosca.
Ci sono, invece, altri italiani e stranieri, che per sfuggire alle vie affollate del centro di Noto, restaurano appartamenti o palazzetti nella parte alta della città, dove lo stile barocco lascia spazio al liberty.
Proprio qui, prospiciente l’ospedale Trigona, da tempo abbandonato e in attesa di una destinazione degna della sua storia (forse un museo o un albergo di lusso), una signora del nord Italia ha realizzato un’impresa straordinaria, quella di trasformare una casa modesta, con annesso magazzino, in un raffinato riad, che fa ricordare le suggestive dimore di Marrakech.
Un obiettivo conseguito grazie a una “rivoluzione” ambientale concepita da un suo amico architetto di Ravenna, Gianni Errani, e con la ferma determinazione di utilizzare solo materiali di recupero siciliani. Una ricerca appassionante che ha coinvolto lo stesso architetto, da venti anni assiduo frequentatore dell’isola.
“La prima decisione da prendere è stata quale casa acquistare attraverso l’agenzia Oikos di Noto”, racconta la signora, che nella scelta ha coinvolto l’architetto.
Intriganti atmosfere per questa ristrutturazione in stile orientale
“La casa prescelta”, spiega a Ville&Casali, l’architetto Errani, “mi è sembrata quella più intrigante, anche se ha comportato diversi interventi. Innanzitutto l’ingresso, che nella struttura preesistente era posto nella via principale di fronte all’ospedale Trigona e dava immediato accesso alla cucina è stato spostato, in una via laterale, in modo da entrare direttamente nel cortile, in cui si affacciano i due living della casa, uno dei quali è frutto della conversione di un antico magazzino, dalle alte volte con pietra a vista”.
“Quest’area, a destra, rispetto all’ingresso”, prosegue Errani, “è stata collegata alla cucina e portata allo stesso livello, attraverso un nuovo corridoio, mentre è stata spostata la scala esterna che portava sull’ampio terrazzo della casa con pavimento in pietra pece, dal colore grigio scuro. La scala, con gradini pure in pietra pece, porta oltre che al terrazzo panoramico a una camera da letto con bagno utilizzata per gli ospiti.”
Dal nuovo corridoio si accede pure all’area notte, costituita da due camere da letto e due bagni, nonché al secondo living, una zona ad L che sfocia nel cortile della casa, attraverso un’apertura allargata di 20 centimetri e centinata di ferro che sostiene un maestoso arco di recupero.
“Per non interrompere la vista” spiega l’architetto, “ho scelto una porta di vetro a bilico”.
Al centro del cortile troneggia un albero di carrubo, una pianta sempre verde, che può considerarsi l’emblema del sud-est della Sicilia (i cui frutti vengono trasformati in farina e utilizzati per torte e biscotti, oltre che per altri usi nella farmaceutica, essendo un ottimo addensante). Nel riad, che funge anche da giardino della casa, fanno bella mostra dei grandi orci antichi e piante varie, dai fichi d’India alle bouganvillee.
Una vera oasi, sul cui pavimento in pietra di Noto vengono distesi di tanto in tanto tappeti e cuscini per riposare o prendere il sole, nella privacy più totale.
“Ci è voluto un anno di lavoro con sopralluoghi mensili per ristrutturare la casa”, racconta Errani. “E tanto tempo per la ricerca dei materiali di recupero. Non volevo fare, infatti, una casa milanese, ma siciliana”.
La ricerca dei pavimenti per esempio non è stata facile, avendo scartato sia il cotto sia il legno.
È stata scelta la pietra di Noto sia per l’interno sia per l’esterno, ma solo materiale di recupero.
La stessa cosa è stata fatta per le bellissime piastrelle di ceramica della cucina, che provengono dal palazzo Nicolaci di Villadorata, che si trova nell’omonima via dove ogni anno si svolge l’Infiorata.
La ricerca dei mobili ha pure coinvolto l’architetto anche se la proprietaria, alla sua quarta esperienza di arredamento, è andata perfino a Maison&Objet a Parigi per trovare idee e soluzioni.
La maggior parte dell’arredo proviene da antiquari e rigattieri nazionali, da Firenze e Bologna, da Catania e Siracusa.
Alcuni oggetti, come i divani dei soggiorni, sono stati disegnati su misura dall’architetto e realizzati da un suo tappezziere di fiducia a Pesaro.
Tuttavia, senza lo spiccato gusto estetico della proprietaria e la perfetta sintonia con l’architetto non sarebbe stato possibile realizzare una casa così intima, che trasmette immediatamente un senso di pace e di raffinata eleganza a chi vi accede per la prima volta e sicuramente molto di più a chi ha la fortuna di abitarla in continuazione.
A cura di Giovanni Morelli
Foto di Simone Aprile
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