Vivere in una torre

di Redazione Ville&Casali

Vivere in una torre
Detail of the livingroom;Bibbona tower

“La prima volta che si attesta il toponimo del Castello di Bibbona con la sua torre risale al 17 giugno del 1040 da certa Ermellini, figlia di Farolfo Farolfi, famiglia aristocratica lucchese di origini longobarde del casato degli Aldobrandeschi. Si pensa che il Castello di Bibbona fosse già sorto qualche decennio prima, costruito in pietra tufacea nella parte più alta del borgo. La torre principale è protetta da un doppio ordine di mura e adibita ad abitazione e difesa dei Conti Farolfi, in caso di guerra. “Si dice che ogni incontro è predestinato da un Karma o così a me piace pensare”, racconta a Ville&Casali l’attuale proprietario, Luca Boncompagni, imprenditore fiorentino nel settore dell’alta moda, da sempre appassionato di storia medievale, e da luoghi dove i Templari hanno lasciato le loro testimonianze. Come a Bibbona, in provincia diLivorno. Una testimonianza dei Templari è la chiesa di Santa Maria della Pietà, situata ai piedi del borgo.

L’imprenditore fiorentino durante una gita a Bibbona qualche anno fa visita anche una chiesa romanica, ridisegnata da Leonardo da Vinci. È la chiesa di Sant’Ilario e Bartolomeo, ove una pietra riportante la croce dei Templari lo induce ad entrare. Lì, Boncompagni vede per la prima volta la torre, detta “La Rocca di Bibbona”, dipinta insieme al borgo e ai santi, su tela cinquecentesca del pittore Bernardino Sei. Uscendo, l’imprenditore che abita anche a Firenze in una torre, avverte una forte pulsione verso una costruzione a pianta quadrata, situata dietro la chiesa.

Vivere in una torre
Vivere in una torre

Meravigliato da questi segni del destino, decide di comprare la torre. Le trattative per l’acquisto sono lunghe, così come gli anni per il recupero, ben tre. “L’incontro con il proprietario”, racconta a Ville&Casali, Mariquita Papi, interior e designer toscano, è stato istintivo e nasce dal fatto che è nota la mia passione e dedizione nell’affrontare lavori di questo tipo, dove il rispetto della storia è sacro, e nessun intervento artefatto deve cambiare l’anima dei luoghi”.

Insieme, Luca Boncompagni e Mariquita Papi, hanno percorso la strada dell’uso totale dei materiali di recupero per riportare la torre agli antichi fasti.

Le mani sapienti di maestranze e artigiani locali, hanno fatto sì che tutto l’edificio sia stato restaurato, nel rispetto del manufatto esistente.

“Alla torre mancava il terrazzamento di colmo”, spiega l’architetto toscano, “che è stato ricostruito ridandole il suo ruolo di ‘sentinella’ che vigila a 360 gradi su tutto il territorio collinare circostante, sino al mare”. La torre si sviluppa in cinque piani coperti più il terrazzamento, comunicanti tra loro da scale circolari centrali in ghisa, fatte fare su misura dal proprietario e da una scala in pietra, già esistente e recuperata. “Abbiamo riflettuto molto sugli interni”, racconta Mariquita Papi. La torre richiedeva estremo rigore. Forse il contrasto con interni modernissimi poteva funzionare, ma alla fine ho capito che la famiglia avrebbe voluto trovare tracce di storia anche negli arredi. Per cui ho combinato il rigore con la matericità degli elementi”.

Il risultato è una cucina di grande impatto, con pavimento in cotto nero fatto a mano, con la tecnica dei vasi di cotto nero etruschi, al piano terra. Il grande portale in pietra serena riportante lo stemma della famiglia Boncompagni, accoglie una stufa in ghisa inglese, e la bellissima Lacanche, nera e in ottone. Dietro, a protezione, il rivestimento di piastrelle di pietra lavica vetrificata nera, con decori floreali bianchi. Grande piano con lavello scavato in travertino e, sotto, elettrodomestici a libera installazione e sportelli in ferro nero. Una grande credenza antica e il tavolo della cucina, con un piano di piombo completano gli arredi.

La zona living, al primo piano, presenta un grande camino di pietra serena, dentro il quale è stata collocata una stufa in ghisa. Anche i termosifoni sono in ghisa. Le scale in pietra sono antiche e sono state protette con una lastra di cristallo. Conducono ai due piani superiori dove sono state disposte le camere da letto. Il corridoio rivestito di stampe antiche, si affaccia sulla camera dei figli con il letto a baldacchino di ferro, settecentesco. Il bagno è completamente rivestito di mosaico di bardiglio. L’ultimo piano è adibito completamente a camera padronale. Il bagno è in mosaico e le cornici sono di travertino. “Tutti i pavimenti dei piani, eccetto quello della cucina”, spiega Mariquita Papi, “sono di quercia di recupero: lunghe plance di 8 cm di spessore che provengono da un castello. Anche le travi sono tutte antiche”. Gli infissi esclusivamente di ferro, sono stati realizzati su disegno dell’architetto, con profili a Secco.

Vivere in una torre
Vivere in una torre

Luca Boncompagni e la sua famiglia di quattro figli trascorrono molti weekend in questa “seconda torre”, una costruzione ricca di magia che sprigiona energia. “Terminato il progetto, il rapporto intenso e piacevole di lavoro con la famiglia Boncompagni si è trasformato in amicizia”, conclude l’interior designer toscano, “perché questo è un luogo dove le luci e le ombre lasciano il posto all’anima”.

Consulta la scheda dell’architetto Mariquita Papi

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