La rappresentazione del tango: il ballo e la pittura

di Redazione Ville&Casali

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L’arte della pittura esprime in mille modi le emozioni e ne suscita di diverse in base al contesto che vuole raccontare e a ciò che prova chi osserva l’opera. Nel caso dei quadri di Massimo Pennacchini, però, questo approccio all’arte si modifica leggermente, in quanto tutti coloro che si fermano a osservare un suo quadro vengono rapiti e coinvolti dai suoi personaggi danzanti. Sì, perché questo artista si è sempre concentrato sulla raffigurazione di ballerini di tango; una matrioska di rappresentazioni, dunque in cui il pennello che macchia la tela di emozioni racconta la storia e le intenzioni di un ballo popolare, durante il quale le parti tra uomo e donna sono divise perfettamente a metà e i corpi devono avere una sintonia perfetta per comunicare tra loro e con chi li ammira. Uno tra i più grandi performer di questa danza, Miguel Angel Zotto, spiega il tango così:

 

Il tango non è maschio, è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, “l’otto”, che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso che consente poi l’improvvisazione. “

 

I quadri di Pennacchini e l’arte del Tango

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Il Presidente dell’Associazione Italiana per la Cultura, Giulio Caporaso ha raccontato in un’intervista a Ville&Casali, l’episodio durante il quale venne in contatto con il mondo dell’arte, unito a quello del tango. Pare, infatti che quando organizzò una mostra evento per presentare le opere di Massimo Pennacchini, in una location prestigiosa sulla costa Smeralda, il famoso ballerino, anche lui invitato insieme al suo corpo di ballo  per intrattenere e animare la serata con le performance di tango, sia rimasto impressionato dalle opere del Pennacchini, definendolo “l’artista che ha compreso l’anima del milonghero”. Dopo quell’episodio Miguel Angel Zotto invitò più volte l’artista a esporre i quadri nei teatri in cui il ballerino si esibiva. Pennacchini ebbe così l’opportunità di presentare i suoi dipinti a Londra, New York, Buenos Aires, Roma, Parigi e Berlino.

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Le figure che l’artista ritrae si muovono con passione, si stringono l’una all’altro superando le diversità che li fanno sembrare appartenenti a mondi totalmente opposti e per rimanere in questi equilibri, spesso, rasentano la trasgressione. La sintesi visiva di cui il Pennacchini si avvale è perfetta, soprattutto nel documentare così fedelmente la cinetica, simulando al contempo lo scatto di una fotografia, che inquadra e imprime così bene i particolari della scena. A proposito di questo artista e delle sue opere Paolo Levi ha aggiunto:

Una coppia allacciata nel tango, che danza sui ritmi accesi e passionali di un bandoneón, e di una musica che Astor Piazzola ha innovato e trasportato dalle balere di Buenos Aires fino al limbo della classicità, senza mai tradirne l’origine popolare; tutto questo ha fatto di Massimo Pennacchini l’interprete di un rito sensuale e scenografico, in cui si celebra, ancor più che la passione amorosa, lo scontro e l’incontro fra due corpi in movimento, che si attraggono e si respingono, in un gioco impenetrabile di sguardi e di gesti, isolati dal mondo, apparentemente incuranti di chi li guarda, e interpreti assoluti di una partitura pre fissata e ogni volta reinventata.”

Era inevitabile che questo genere di arte, così attento al colore e al movimento di questo ballo, incontrasse con il mondo dal quale proviene.

Gli ultimi lavori dell’artista si rivolgono al mondo circense e delle giostre mobili; si riferisce molto alla poetica del Fanciullino di Pascoli e al pensiero Baudleriano degli ultimi anni, sul simbolismo e l’allegoria.

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