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Giardino del tempo sospeso in Provenza

di Redazione Ville&Casali

La facciata Sud della masseria settecentesca

La leggenda narra che, tra i vigneti e i campi di lavanda, il tempo si sia fermato conquistato dalla bellezza del territorio. Ed è proprio qui che due lussemburghesi hanno creato un giardino speciale. Perduta nel mezzo delle vigne, i campi di lavanda e il cielo indaco della Vaucluse, davanti al massiccio del Mont Ventoux, non lontano da Carpentras, si nasconde una masseria secolare, fulminante “coup-decoeur”, di due lussemburghesi innamorati della Provenza.

Si racconta che un giorno, durante una passeggiata, il Tempo sarebbe stato conquistato dal territorio e si sarebbe fermato qui. Ora questa leggenda provenzale è diventata il mantra gioioso di Sylvie e Gilles Reiter, da loro riportata sotto un grande orologio vintage, uno dei moltissimi collezionati in giro per la casa, accanto a una finestra aperta sulla veduta del giardino.

Il territorio immenso si espande, lento, apparentemente senza confini, circondando le pietre del mas settecentesco, i padiglioni e le pertinenze. Traboccanti rosmarini, ulivi, un nespolo, striscianti e rose aprono la tenuta. La facciata principale esposta a nord è parzialmente assolata e maggiormente esposta agli umori del vento, mentre portefinestre, finestre e imposte azzurro lavanda affacciano sull’imbrecciata bianca, Al centro, una fontana provenzale, intorno cipressi, sedute in ferro battuto, arredi, oasi d’ombra tra un ulivo e un albicocco e la pagoda di un gazebo arrampicata d’edera inquadrano, al di là della cinta di vigorosi alberi centenari, la veduta sugli affascinanti pizzi rocciosi di Mont Ventoux, Dentelles de Montmirail e le Gorges de la Nesques.

Sontuosa e vibrante la chiarissima luce di Provenza, che fece delirare Matisse, Vlaminck e Braque, fluttua sull’oro delle vecchie pietre usurate, accende il verde dei prati, il frutteto e i campi di lavanda. Oltre la corte, seguendo i cipressi, si arriva al “giardino a parte” di uno dei padiglioni per gli ospiti. L’ombra rotonda di una robinia protegge una pergola sommersa da un fico, simmetrie di prato, piccoli carrè delle erbe aromatiche e comodi arredi in ghisa dipinta, mentre un’esuberante profusione di rose ”Odette Joieux” fa da trait-d’union con il cancello di ferro battuto della terrazza-pergola, sempre in ferro. Luminosa e accogliente, ombreggiata da trame fitte di glicine bianco e rose, addossata alla parete della cucina interna, grande e ospitale, si allunga, aperta sul verde circostante, intorno ad un tavolo in pietra, circondata da chaises-longue, lettini, sedute, lanterne etagères, d’antiquariato e broquante, per allegre colazioni conviviali.

Seguendo la profusione rampicante delle rose “Pierre Ronsard”, si arriva all’intimità assolata della facciata sud della casa. Di fronte si diffonde il respiro della prateria da Sylvie suddivisa, senza separare, in una infinità di luoghi di pace fuori dal tempo. Comode coppie di sdraio e amache si allineano e dondolano all’ombra di grandi catalpe, ulivi, albicocchi, ciliegi e fichi con, al piede, ciuffi viola di Perovskia ‘Blue Spire’ e qua e là sbucano esili silhouettes zoomorfe, ritagliate nel ferro, e piccole sculture. Da un folto gruppo d’ulivi, un terrapieno con due vasi medicei porta alla riservatezza della piscina. 

Accanto, di gusto zen è la vasca delle ninfee, una pedana di castagno con lettino tatami, la divertente vasca brocante per una doccia diversa e un buddha assorto tra grandi carillon del vento appesi ai rami. Cipressi, lavande, ulivi e la porpora delle largestroemie racchiudono poi in pieno sole la pepinière affiancata dall’insolita struttura in castagno di una grande pergola rivolta alla veduta. Separata dal prato da una striscia d’imbrecciata, schermata da una barriera di bambù e fiorita di Perovskia, l’oasi accoglie con ampie poltrone di castagno scortecciato dove lasciarsi portar via cullati dal suono delle cicale.

Testo e foto di Patrizia Spinelli Napoletano

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