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Toscana e vino in un wine resort di charme

di Redazione Ville&Casali

Toscana e vino in un wine resort di charme

Innamorato della Toscana e del vino qui prodotto, Manfredo di San Bonifacio, insieme alla moglie Sarah, vive in un grande casale a Gavorrano, una parte del quale adibito a wine resort

Il sogno di tanti: lasciarsi alle spalle una routine stressante e cambiare radicalmente prospettiva. Un sogno diventato realtà per il conte Manfredo, primogenito della famiglia di San Bonifacio, e per sua moglie Sarah Edgington che, da Londra, si sono trasferiti a Gavorrano, sulle Colline Matallifere, in un grande casale che un tempo faceva parte di un’azienda agricola di proprietà della Montecatini. Qui, dopo cinque anni di lavoro, hanno aperto uno splendido wine resort, che occupa una parte della proprietà, situata a una ventina di chilometri dal mare.

È lo stesso Manfredo a raccontare la storia del casale: “La Montecatini possedeva alcune miniere di lignite intorno a Ribolla. Gestendo anche la vita sociale dei suoi dipendenti, questa azienda aveva creato qui un villaggio minerario per i minatori che comprendeva un cinema, un teatro e una biblioteca”, afferma Manfredo. “I casali nella campagna circostante erano stati, invece, assegnati agli stessi dirigenti delle miniere o concessi ai contadini che gestivano le attività agricole”. Il progetto di ristrutturazione, durato cinque anni, fu affidato all’architetto toscano Marco Matteucci, esperto nella realizzazione di case di campagna, di tono sia classico che contemporaneo, che per gli esterni ha rispettato pienamente i canoni architettonici della regione.

Il casale, di circa 800 metri quadri, è circondato da oltre settanta ettari di cui sette a vigneto, utilizzato per la produzione delle varietà le varietà Sangiovese, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Syrah. La passione di Manfredo per il vino si rispecchia anche negli interni della proprietà: alcune stanze del piano terra ospitano, infatti, degustazioni e corsi. L’architetto Matteucci ha invece fondato il suo lavoro su tre ingredienti fondamentali: architettura sostenibile, il rispetto del paesaggio e delle antiche tradizioni contadine.

La casa, un volume dalla forma regolare sul quale si aprono generose vetrate, sembra volersi mimetizzare nel territorio grazie al colore tenue delle sue facciate. Toni naturali si ritrovano anche all’interno: tutti i pavimenti sono in cotto, le pareti bianche e l’unico colore ammesso è un brillante giallo ocra, scelto per alcune finiture. Per il progettista era importante che il casale mantenesse la sua relazione forte con il paesaggio. La ristrutturazione quindi non si è basata solo sul recupero dell’edificio, ma sull’intero contesto, e passa attraverso un profondo rispetto del territorio e della cultura locale. Tanto che evidente risulta essere stato l’utilizzo della terracotta proveniente dal Monte Amiata, della pietra toscana e del legno

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