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La filosofia del tappeto

di Redazione Ville&Casali

La filosofia del tappeto

Il tappeto ha una tradizione antichissima. Lo sa bene Fabio Morandi, di Morandi Tappeti che, per coltivare quella che per lui è da sempre una passione, oltre che una professione, ha aperto, all’interno del suo sito, un interessante blog, in cui riporta questo magico oggetto all’interno del proprio contesto d’origine, la cultura orientale, e ne definisce la genesi e lo sviluppo.

Il Medio Oriente è un crocevia di razze, una miniera inesauribile di civiltà dove, alla sorprendente varietà dei paesaggi, fa riscontro la diversità delle culture. Culture che lentamente si consolidano, attraverso le parole, i gesti, la musica ed i colori; elementi che formano convinzioni profonde e che orientano la vita. Il figlio dell’Oriente è spontaneamente portato al dominio di sé, al rispetto verso la natura, alla cortesia, all’accoglienza, consapevole com’è della presenza e del bisogno dell’altro.

Trionfa il gusto per le piccole gioie che la natura e il Creatore offrono con generosità a coloro che, con occhi limpidi, le sanno scoprire e gustare nel monotono snodarsi della vita quotidiana. “Dio si stanca dei grandi regni”, ha scritto Tagore, “ma non dei piccoli fiori”.  Anche la fatica del lavoro, a volte duro e massacrante, sembra alleggerirsi nell’accettazione del kharma, il destino che accompagna ogni essere umano.

Ed è in questo contesto che nascono alcune delle creazioni tessili più belle e affascinanti della storia, vere opere d’arte. A duecento chilometri da Teheran, Qom è uno dei luoghi di culto preferiti dagli iraniani, che per anni si è conteso il primato della lavorazione dei tappeti con la vicina Kashan. E’ anche da questa rivalità che sono nati tappeti di rara bellezza. Da Kashan provengono alcuni tra i più belli e preziosi manufatti annodati nel terzo quarto del XIX secolo, quelli del maestro Mohtashem; sempre Kashan conobbe nei primi decenni del XX secolo un forte successo commerciale grazie alle opere del maestro Dabir. Nel 1928 però lo Shah spostò alcune pregiate manifatture da Teheran a Qom, favorendo una nuova era del tappeto. Le produzioni di Qom spiccavano per il sapiente utilizzo della seta nei contorni dei disegni e per i serici minuti elementi floreali che brillavano sui tappeti. Cosa che non fu certamente vista di buon occhio dagli abitanti di Kashan, orgogliosi delle loro tradizioni.

A Qom negli anni ’40 si sviluppò una manifattura dalla finissima annodatura e realizzata in seta su trama e ordito in seta. In questo periodo nonostante la rivalità tra le due città, la richiesta di manodopera specializzata che si era sviluppata a Qom, fece affluire  un gran numero di persone, la maggior parte delle quali provenienti da Kashan.

Le informazioni sono tratte dal blog di Morandi Tappeti.

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