La melodia del design di Atelier oï

di Veronica Balutto

La melodia del design di Atelier oï

Atelier oï, fondato nel 1991 da Aurel Aebi, Armand Louis e Patrick Reymond a La Neuveville in Svizzera, è uno studio di progettazione con un grande valore aggiunto: la capacità di essere trasversali tra architettura, design e scenografia. Ha firmato progetti per le aziende più note a livello internazionale: Alias, Artemide, B&B Italia, Bulgari, Chopard, Desalto, Foscarini, Louis Vuitton, Moroso, Nespresso, Parachilna, Passoni, Pringle of Scotland, Rimowa, Röthlisberger, USM, Victorinox e Zanotta, per citarne alcune. Premi e riconoscimenti a livello internazionale hanno confermato il successo di progetti decisamente innovativi.

La melodia del design di Atelier oï

Filo conduttore la sperimentazione: un prodotto nasce dall’equilibrio creativo di tre menti che lavorano con un grande spirito di squadra, in un confronto intuitivo ed emozionale, nell’esplorazione di materiali diversi. Patrick Reymond, membro di atelier oï, racconta a Ville& Casali, la filosofia vincente:

«Per spiegare come riusciamo a creare in team, amo portare come esempio il jazz. Per individuare la melodia è necessario che i compositori si concentrino su un tema cui ogni musicista apporta la propria sensibilità ed espressione. Dalla sinergia nasce l’armonia. Noi cerchiamo di costruire insieme, ricercando l’equilibrio: a volte bisogna anche fermarsi per ascoltare l’altro, per trovare la soluzione.»
Patrick Reymond, di atelier oï

Tema, struttura e improvvisazione: parole chiave per Atelier oï.

«Il processo creativo è la sintesi di diverse angolazioni e prospettive: richiede dialogo e motivazione costante. Non c’è mai bianco e nero tra di noi. Lavoriamo nelle sfumature del grigio, nel rispetto reciproco.»
Patrick Reymond, di atelier oï

La melodia del design di Atelier oïUna combinazione geografica e culturale vincente, dalla Svizzera alla Germania. Formazione ed estrazione culturale diversa sono la chiave del successo per atelier oï. È una fortuna affrontare il processo creativo da diversi punti di vista, con personalità e sensibilità differenti: permette di esprimersi in totale libertà, all’insegna di una forma che segue l’emozione, rompendo i dettami e la rigidità della ‘forma che segue la funzione’. Perché poi il successo di una composizione di jazz viene giudicata dall’audience.

«Il nostro studio Moïtel funziona come un palcoscenico di teatro, dove possiamo mettere in opera la nostra ‘piece’ e confrontarci con il nostro team. Immaginiamo di cucinare come un grande chef che ogni volta che prepara un piatto deve assaggiarlo. E così noi, nel nostro design, con i nostri sensi, scopriamo piacere, emozione e sorpresa che si imprimono nella nostra mente, nell’attesa del prossimo piatto/abbinamento futuro. Più assaggi, più sperimenti, più diventi esperto. Con al primo posto l’emozione dei sensi.»
Patrick Reymond, di atelier oï

Approfondimenti:

Se vuoi conoscere un altro designer di successo, leggi Studio Memo e Cantori: La percezione di un’emozione

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