Franciacorta: bollicine d’autore
La Franciacorta non è la regione vinicola che vanta la primogenitura dello spumante Metodo Classico in Italia, ma è certamente quella che ha saputo fare davvero molto bene con il suo vino, tanto che – come avviene Oltralpe col celeberrimo Champagne – l’etichetta può oggi permettersi di portare un sola parola che definisce il territorio, il metodo di produzione e il vino, senza bisogno d’aggiungere altro. Questa parola magica è Franciacorta, un vino spumante di grande qualità ma anche una terra ad alta vocazione che si estende su 19 comuni della provincia di Brescia a sud-est del lago d’Iseo. Qui il clima mite ha portato la vite a prosperare sin dal tempo dei Romani, al punto che tanto Plinio il Vecchio quanto Virgilio lodavano i vini della zona.
Zona che, nonostante l’assonanza fonetica, con la Francia non ha nulla a che fare e, anzi, il nome deriva da quei feudi franchi (curtes francae), quindi liberi da imposte, di epoca longobarda. Come accade in altre zone d’Italia, il vino ha segnato la fortuna anche di questa provincia bresciana e nomi come Berlucchi e Ca’ del Bosco hanno fatto grande il e la Franciacorta nel mondo. Ma la Franciacorta è anche una terra di ricchezze turistiche tutte da scoprire, con l’alternanza di pianura e colline, col lago e gli antichi edifici.
Una visita dovrebbe iniziare da Berlucchi a Borgognato di Corte Franca: è qui che, nel 1961, un giovane enologo di nome Franco Ziliani suggerì a Guido Berlucchi di fare il vino “alla maniera dei francesi”. Era nato il primo vino spumante di Franciacorta. Oggi il Brut ’61 (ex Cuvée Storica) omaggia quella primogenitura e successivamente si è proposto anche anche come rosé con una tale piacevolezza da risultare irresistibile. Da vedere le vecchie cantine sotterranee, dove tuttora maturano le bottiglie, che in parte si spingono fin sotto Palazzo Lana, sede della fondazione e da poco anche linea di punta voluta dalla famiglia Ziliani.
Nella vicina Erbusco ha sede un’altra cantina di prestigio, più giovane, ma con una storia davvero affascinante. Ca’ del Bosco era la tenuta di campagna della famiglia Zanella, dove la signora Annamaria (Clementi) mandò in una sorta di confino-castigo il turbolento figlio Maurizio. Di ritorno da un viaggio in Francia, benché adolescente e privo di esperienze, questi, intuì le grandi potenzialità di questa terra e per farle esprimere al meglio adattò al terroir di Franciacorta le migliori tecniche di Borgogna e Champagne. Allora ecco il vigneto a 10.000 ceppi/ettaro, la cantina sotterranea a 11 metri di profondità, la barrique… Ricordiamoci che in Italia, alla fine degli anni ’60, parlare di queste cose era follia. Ma Zanella non se ne curò e andò avanti per la sua strada.Oggi, la visionaria struttura di Ca’ del Bosco ben disegna la personalità del suo deus ex machina e dei grandi vini che vi nascono, Franciacorta e fermi.
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Al fianco di questi due nomi ci sono tanti altri bravi produttori che meritano più di una visita, a cominciare da Bersi Serlini, a Provaglio d’Iseo, vicinissima alle rive del lago. Fu fondata già nel 1886 e oggi la cantina (interamente sotterranea, il che permette di lavorare esclusivamente per caduta) si sviluppa all’interno di una struttura che affianca parti moderne in legno e pietra al complesso storico del 1100. Sette i Franciacorta prodotti, tra cui il popolarissimo Demi-sec (dolce) Nuvola e l’etichetta “Cuvée 4”. Quest’ultima, ha da poco festeggiato i dieci anni e nel tempo ha riscosso sempre maggiore successo, diventando così “il brut” per eccellenza di Bersi Serlini. Rappresenta l’interpretazione dell’azienda dei migliori vigneti che la circondano, della loro filosofia di vinificare per parcelle. Infatti, è un millesimato frutto di sole uve Chardonnay, provenienti dalle migliori e più vecchie (40-45 anni) quattro parcelle di proprietà, da cui il nome. I mosti sono parzialmente (tra l’8 e il 15%, a seconda delle annate) vinificati ed elevati quattro mesi in barrique di quattro legni diversi (Allier, Never, Tronçais e Vosges) e, dopo l’imbottigliamento, il vino rimane non meno di 40 mesi sui lieviti; il dosaggio è di 5 g/l.
Il Mosnel della famiglia Barzanò-Barboglio, invece, rappresenta una piccola realtà d’eccellenza assoluta, con un uso magistrale del legno. Già i non millesimati (Brut, Satèn, Pas Dosé e Rosé) sono ottimi, ma l’EBB e la Riserva QdE toccano davvero i vertici dell’arte spumantistica. Ultima ma non ultima Cavalleri , guidata da Giulia. Il suo ingresso in azienda ha portare progressivamente a una svolta, non tanto sotto il profilo tecnico quanto filosofico e senza il timore di guardare alla Francia non per copiare ma per capire, per ispirarsi. E i risultati si vedono: già il Brut Blanc de blancs non millesimato è un piccolo capolavoro, ma i top Collezione Grandi Cru e Giovanni Cavalleri sono ben più che grandi Franciacorta.
Anche Al Rocol e Solive sono produttori di Franciacorta, ma l’attività enologica è affiancata da agriturismo, scuola di cucina e perfino fattoria didattica nel primo, agriturismo ancora e produzione di salumi il secondo. A proposito di gastronomia, la Franciacorta offre l’imbarazzo della scelta. Ma nel suo cuore, a Torbiato, poco fuori Adro, la Dispensa Pani e Vini (www.dispensafranciacorta.com) offre la possibilità di un buon bicchiere, uno spuntino veloce, ma anche un pasto importante, con il grande chef Vittorio Fusari che vi spiegherà perché qui il pesce si mangia di lunedi e vi farà assaggiare il “bertagnì” (baccalà fritto), il filetto di coregone del lago d’Iseo, un pezzo di Bagoss, squisito formaggio prodotto a Bagolino conosciuto anche come “grana bresciano”, o la “mesca francesca”.
di Alberto Lupetti – foto Corrado Bonomo
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