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Scultura: il linguaggio sensoriale

di Redazione Ville&Casali

Scultura

Diplomato all’Istituto d’Arte di Cordenons, la sua città d’origine in Friuli, e all’Accademia di Arti Applicate di Milano, la vena creativa di Antonio Massarutto segue due filoni paralleli: la scultura e il design. Stabilisce il suo atelier a Cortona nel 2001, traendo ispirazione dall’armonioso paesaggio e dal ricco patrimonio artistico. Ma la natura e il mondo animale rimangono indubbiamente la sua fonte d’ispirazione privilegiata.

Scultura: gli animali parlano al cuore

SculturaI suoi animali, cinghiali o cervi che siano, realizzati con tecnica mista, riflettono l’abilità dell’artista a cogliere l’animale nelle sue fattezze e nella sua essenza. Di rete metallica, ferro arrugginito, cartoncino bristol o paramenti liturgici, i suoi animali hanno saputo catturare l’attenzione dei collezionisti. L’artista friulano intuisce in breve tempo che la propria conoscenza dell’arte plastica può essere messa al servizio della gioielleria. Quello che conta per lui è la ricerca di nuovi linguaggi, siano essi un gioiello da indossare o una scultura da contemplare. Ad Arezzo, uno dei principali distretti orafi italiani, collabora con importanti aziende da cui assorbe i segreti della lavorazione artigianale dei metalli. Con la microfusione a cera persa (tecnica molto simile a quella usata anticamente dagli Etruschi), il designer dà vita a gioielli sempre più vicini all’arte e in particolare alla scultura contemporanea. “Ho lavorato molti anni come designer di gioielli per aziende internazionali”, racconta Massarutto a Ville&Casali.

L’artista sceglie l’autoproduzione

“Stanco di sentirmi dire da manager incapaci e da miopi uomini di marketing che le mie idee erano troppo “avanti” ho deciso di autoprodurre le mie collezioni e di venderle nel mio atelier di Cortona.

Creo i miei gioielli con lo stesso processo logico con cui si può creare una scultura. Un anello per me è nulla di più che una scultura in miniatura”. Massarutto ama lavorare con materiali di riciclo, o con tecniche per così dire “povere”, spiega. “Uso tutti i materiali che mi capitano per le mani: dalle stoffe alla carta, dai sacchi di plastica al nastro adesivo. La mia scommessa è trasformare materiali d’uso comune in arte. Ultimamente lavoro molto con rete metallica (quella per i recinti dei pollai) e con normale filo di ferro da cantiere. La rete spesso dà l’effetto di un carboncino, in cui strati diversi creano un interessante chiaroscuro. Il filo di ferro lo uso come una matita. Uno schizzo veloce. La proiezione delle ombre sul muro a volte è più interessante della scultura stessa”. Massarutto non è alla ricerca di ispirazioni, anzi, afferma che “un artista non ha bisogno di ispirazione. Un artista si mette a lavorare con una certa metodica tutti i giorni. I dilettanti invece cercano sempre le ispirazioni. Tuttavia posso dire d’avere la fortuna di abitare in un’antica casa in mezzo a un bosco. Spesso mi sveglio al mattino e trovo un capriolo che bruca tranquillamente in giardino. Oppure rientro alla sera e trovo una volpe che attraversa la strada di casa. Di conseguenza la mia arte è l’esigenza di rappresentare il mondo in cui vivo”.

Per informazioni è consultabile il sito dell’artista a questo collegamento: www.antoniomassarutto.it

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