Vino bio dal cuore della Sicilia

di Redazione Ville&Casali

Vino bio

“Il mio sogno è di produrre 600 mila bottiglie di vino bio, senza comprare un chicco d’uva”. Francesco Spadafora, proprietario dell’omonima azienda siciliana con sede a Virzì, in provincia di Palermo, non sa però indicare i tempi per raggiungere questo ambizioso traguardo.

Oggi l’azienda agricola, che si trova nel cuore della Sicilia del vino, tra le colline alcamesi, dove la coltivazione della vite ha una continuità pressoché millenaria, produce 250 mila bottiglie e vende uva o vino sfuso ad altre aziende italiane ed estere che usano la materia prima prodotta biologicamente, ricca di alcool naturale, per “tagliare” altri vini.

È la più grande delle tenute agricole della famiglia Spadafora, con oltre 96 ettari vitati. Si sviluppa su un contesto collinare che consente, per esposizione, natura dei terreni e microclima, una diversificazione dei risultati enologici da vigneto a vigneto, anche sulla stessa varietà impiantata.

Come, per esempio, per il Syrah o il Grillo”, spiega a Ville Casali, Francesco Spadafora. “Di Syrah produciamo quattro varietà e di Grillo due”.

È un Sirah, l’etichetta pluripremiata “Sole dei Padri”, come anche “Les jeux sont faits”, un vino completamente senza solfiti (prodotti che comunque non vengono utilizzati in nessuna delle fermentazioni dei vini dell’azienda, che dal 2014 ha ottenuto il certificato biologico).

Vino bio Le due varietà di Grillo cambiano a seconda dell’esposizione: il vigneto a nord dà un prodotto più fresco, a sud offre maggiore corpo e struttura.

I vini Spadafora sono venduti tra i 5 e i 20 euro e sono distribuiti principalmente attraverso le enoteche. Solo due etichette si possono acquistare alla Esselunga.

Per una distribuzione più capillare è necessaria una produzione più ampia”, spiega Spadafora.

L’azienda siciliana produce i migliori cru autoctoni siciliani, dal Cataratto al Grillo, dall’Inzolia al Nero d’Avola, ma anche ottimi Chardonnay e Merlot, tutti apprezzati in molti paesi europei e del nord America, che si assicurano il 40 per cento della produzione.

Vino bio d’alta qualità: una sfida ventennale

La sfida del vino di qualità da parte della famiglia Spadafora risale a una ventina d’anni fa, quando la Regione Siciliana con il suo Istituto della vite e del vino insediò una cantina sperimentale proprio a Virzì per verificare quali vitigni fossero più adatti al territorio.

Passo successivo”, spiega Spadafora, “fu quello di piantare le uve che meglio di altre si erano ambientate nella nostra area”.

E poi aggiunge: “Questa è per me la soddisfazione più grande: riuscire ad interpretare le esposizioni, la qualità della terra, il portainnesto da utilizzare e l’uva da coltivare”.

E i risultati non si sono fatti troppo attendere. Ogni anno l’azienda siciliana riceve molti riconoscimenti internazionali e i suoi vini sono quotati oltre 90 punti da riviste specializzate come Wine Spectator o da Robert Parker, la firma enologica più eloquente degli Stati Uniti.

Nella tenuta di Virzi la vendemmia inizia ai primi di agosto e prosegue fino ad ottobre per il passito.

Le successive vendemmie consentono di realizzare produzioni diverse mentre la fermentazione malolattica sia per i bianchi sia per i rossi permette di ottenere vini più morbidi e stabili nel tempo.

Vino-bio1Oggi, per esempio, vendiamo il Grillo del 2012, ma si può bere anche quello del 2009”, spiega Francesco Spadafora. “È buono, inoltre, il Cabernet del 2002 o il Sirah del 2003”.

Tra le etichette più significative della casa siciliana troviamo il Don Pietro bianco, un blend di Catarratto, Grillo e Inzolia, ricco di sentori fruttati e con una perfetta sapidità, che Francesco ha dedicato al fondatore dell’azienda, il padre, Don Pietro dei Principi di Spadafora.

Un altro vino icona di Francesco Spadafora è il Sole dei Padri, un sontuoso Syrah, corposo e solare, puro e lineare, capace di raccogliere tempo per la longevità che lo distingue.

Un vino emblema di una famiglia siciliana le cui prime tracce risalgono al 1230, che nei secoli ha accumulato il predominio su cinque principati, un ducato, due marchesati, una contea e venticinque baronie.

Il cognome Spadafora deriverebbe dal fatto che agli alti esponenti della famiglia era stata concessa la dignità di portare la spada sguainata davanti all’imperatore.

Una “spada” che Francesco Spadafora, oggi sessantenne, vorrebbe tramandare alla figlia diciannovenne, Enrica, che per il momento però è intenta a studiare.

 

 

 

A cura di ENRICO MORELLI

Foto di GIUSEPPE CARUSO

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