Castelli e abbazie dell’Oltrepò Pavese: un itinerario tra storia, arte e paesaggi
Un viaggio tra i tesori nascosti dell’Oltrepò Pavese, tra castelli medievali e abbazie antiche, circondati da colline, vigneti e borghi suggestivi
In un recente articolo, il quotidiano britannico The Guardian ha indicato l’Oltrepò Pavese come una “Toscana alternativa nel Nord Italia”, un territorio dove le colline lombarde custodiscono – prorpio come in Toscana – borghi, affreschi, vigneti e panorami da scoprire. In questo articolo vi proponiamo un itinerario tra castelli e abbazie, per esplorare un lato più storico ed emozionale dell’Oltrepò Pavese: luoghi che raccontano il passaggio dei secoli tra arte e architettura. Ma non è tutto: nel numero di ottobre di Ville&Casali, puoi copmpletare il viaggio grazie al reportage “Oltrepò Pavese. Vigne, borghi e sapori nella Toscana di Lombardia”, dove abbiamo raccontato colori, sapori e panorami di questa terra unica.
Castello Dal Verme: storia e misteri tra le torri di Zavattarello
Posto sulla sommità di una collina che domina il borgo medievale di Zavattarello (PV), il Castello Dal Verme è una fortezza imponente che racconta storie di feudatari e nobili signori. Testimone di secoli di avvenimenti e custode di numerosi segreti, il castello fu costruito nel X° secolo per volere del monastero milanese di S. Ambrogio e, nel 1390, passò in proprietà alla potente famiglia Dal Verme.
All’interno si contano circa quaranta stanze, con muri che arrivano a quattro metri di spessore, alcune delle quali sarebbero popolate dal fantasma di Pietro Dal Verme, avvelenato dalla sua seconda moglie Chiara Sforza nel 1485. Tra gli ambienti da non perdere ci sono la Sala delle Feste, con i suoi arredi sontuosi, la cucina con antichi utensili, la Sala della Musica e le prigioni. Ma il vero spettacolo è la salita in cima alla torre, da cui si apre una vista mozzafiato sulle colline, i borghi e i vigneti dell’Oltrepò Pavese. Grazie alle visite guidate è possibile rivivere la storia dell’antico maniero, dalle prigioni medievali, all’antica torre passeggiando per il piano nobile.
Il Castello di Cigognola e la sua azienda vinicola
Situato in cima a una collina e dominante una trama di splendide vigne, il Castello di Cigognola offre un panorama spettacolare sulla Valle Scuropasso, una delle zone più suggestive dell’Oltrepò Pavese. La sua fondazione risale a epoche antiche, ma le prime notizie documentate risalgono alla metà del XIII° secolo. Durante il Medioevo, grazie alla posizione strategica verso l’Emilia, la rocca venne contesa da casati feudali come i Sannazaro e i Visconti, per poi trasformarsi in una corte umanistica nel Rinascimento. Nel XIX° secolo, don Carlo Arnaboldi-Gazzaniga, patriota risorgimentale e filantropo, rimaneggiò la struttura in stile neogotico, aggiungendo merlature ghibelline, portali decorati, stemmi e altri dettagli ogivali.
Il castello custodisce oggi la memoria delle famiglie Arnaboldi, Brichetto e Moratti, che hanno celebrato qui generazioni di ricorrenze e momenti conviviali. Il filo conduttore è il vino: l’azienda vinicola di Castello di Cigognola, condotta da Gabriele Moratti, continua a legare il territorio alla sua storia, trasformando le vigne e le cantine in luoghi dove passato, emozioni e tradizione enologica si intrecciano in un racconto unico.
Il fascino medievale del Castello di Nazzano
Le origini del Castello di Nazzano risalgono probabilmente all’XI secolo e sono attribuite alla famiglia Malaspina, anche se alcuni documenti parlano di una fortificazione precedente al Mille. Situato a 350 metri di altitudine, il castello controllava l’ingresso alla Valle Staffora, costituendo un punto nevralgico per la difesa del territorio. Nel corso dei secoli il castello ha subito numerosi passaggi di proprietà e trasformazioni: nel 1613 i conti Mezzabarba di Pavia lo convertirono da fortezza a residenza gentilizia, arricchendolo con eleganti modifiche architettoniche; nel 1712 passò ai Marchesi Rovereto che ne proseguirono la modernizzazione. Un restauro del 1905 consolidò ulteriormente la struttura, adattandola a dimora privata e preservandone l’autenticità storica.
Costruito interamente in pietra, il Castello di Nazzano si distingue per la sua imponenza e per la torre merlata a pianta quadrata, dalla quale si gode una vista impareggiabile sulle colline circostanti e, nelle giornate limpide, fino alle Alpi Marittime e al Gruppo del Bernina. All’interno ospita una cappella e circa 40 stanze, ciascuna con la propria storia. Tra i dettagli più affascinanti c’è il ricetto fortificato, un tempo sede di una delle scuole di guerra più prestigiose d’Europa, fondata dal celebre condottiero Jacopo Dal Verme, a testimonianza dell’importanza strategica del castello nel panorama storico europeo.
Rivivere la storia nel Castello di Mornico
La prima menzione del Castello di Mornico risale al 1164, quando l’imperatore Federico I lo concesse alla città di Pavia. Situato su una collina che separa la valle del torrente Verzate dalla Val Sorda, il castello dominava la pianura padana, con una posizione strategica per avvistamento e difesa dagli attacchi. Mornico faceva parte del feudo di Montalto e, già nel 1350, compariva in un atto notarile relativo alla nobile famiglia Belcredi. La trasformazione da casa-forte a elegante maniero fu realizzata dai discendenti della famiglia all’inizio del XVIII° secolo, conferendo al castello l’aspetto raffinato che ammiriamo oggi.
Con la sua cinta muraria armoniosa e l’alta torre merlata, il Castello di Mornico Losana conserva tutto il fascino della storia e offre scorci suggestivi sulle colline e sui vigneti di Mornico, Montalto Pavese e Montescano. Oggi è un luogo dedicato a eventi, dalla celebrazione di matrimoni e meeting aziendali a giornate di relax tra passeggiate nei boschi di querce, robinie e ciliegi selvatici, o escursioni tra i vigneti circostanti. Le esperienze si arricchiscono con degustazioni di prodotti tipici locali, trasformando la visita in un viaggio tra natura, storia e gusto.
Eremo Sant’Alberto di Butrio: luogo di silenzio e preghiera
Immerso nel silenzio delle colline dell’Oltrepò Pavese, a circa 700 metri di altitudine, l’Eremo di Sant’Alberto di Butrio è un luogo dove si intrecciano storia, fede e natura. Fondato nel 1030 da Alberto di Butrio, forse di discendenza obertenga, che si ritirò in solitudine per dedicarsi alla preghiera, l’eremo divenne un importante centro spirituale e culturale. La tradizione narra che, in seguito a un miracolo attribuito al santo, venne edificata una chiesa romanica, nucleo originario attorno al quale si svilupparono successivamente un monastero e una comunità eremitica, che rimase attiva e fiorente fino alla sua morte, avvenuta nel 1073.
Nel corso dei secoli, l’eremo conobbe periodi di grande splendore e decadenza. Nel XV secolo, la chiesa fu ristrutturata con l’aggiunta di volte a crociera e nel 1516 fu unita all’abbazia di San Bartolomeo in Strada di Pavia. Nel 1810, a causa delle leggi napoleoniche, l’eremo fu soppresso e il complesso cadde in stato di abbandono. Fu solo nel 1900, con la riesumazione dei resti mortali di sant’Alberto, che l’eremo conobbe una nuova vita. Nel 1921, don Luigi Orione affidò la cura dell’eremo agli Eremiti della Divina Provvidenza, che vi stabilirono una comunità religiosa.
L’eremo tra i colli dell’Oltrepò Pavese oggi
L’Eremo Sant’Alberto di Butrio, luogo di pace e spiritualità, è aperto a chi cerca un contatto profondo con la natura e con la propria interiorità. La chiesa di Santa Maria, restaurata nel 1973 in occasione del nono centenario della morte di sant’Alberto, conserva l’aspetto primitivo, con le monofore dell’abside riaperte e il sagrato rinnovato. Il complesso è anche sede di eventi culturali e spirituali, come la Festa di Sant’Alberto, la Notte di Note e passeggiate naturalistiche nei boschi circostanti, che offrono un’opportunità unica per immergersi in un ambiente di serenità e contemplazione.
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