Art Déco italiana in mostra a Forlì
Dall’11 febbraio al 18 giugno 2017, la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna allestirà ai musei San Domenico una grande esposizione sull’Art Déco italiana, dopo le grandi mostre sul Novecento e il Liberty e quella su Piero della Francesca.
L’Art Déco fu uno stile eclettico, mondano internazionale, che oggi è tornato di moda, come dimostra l’opera di restauro realizzata dall’architetto Clemente Busiri Vici a Roma.
Dopo la prima guerra mondiale e per un decennio si diffuse nella borghesia europea la ricerca del lusso e della piacevolezza del vivere.
Dieci anni “ruggenti” in cui questo stile coinvolse tutta la società, dall’arredamento alla pittura, dall’architettura al cinema.
La relazione con il Liberty che lo precede cronologicamente fu dapprima di continuità poi di superamento, fino alla contrapposizione.
La mostra, curata da Valerio Terraroli con Claudia Casali e Stefania Cretella, è diretta da Gianfranco Brunelli. Il comitato scientifico è presieduto da Antonio Paolucci.
La grande mostra permetterà di ammirare numerosissime opere architettoniche, pittoriche e scultoree, ma soprattutto arti decorative.
“Le ragioni di questo nuovo sistema espressivo e di gusto si riconoscono in diversi movimenti di avanguardia (le Secessioni mitteleuropee, il Cubismo e il Fauvismo, il Futurismo)” – scrivono gli organizzatori – “cui partecipano diversi artisti quali Picasso, Matisse, ma anche la ritrattistica aristocratica e mondana di Tamara de Lempicka e le sculture di Chiparus.”
Art Déco e la nascita del Made in Italy
La mostra avrà soprattutto una declinazione italiana, dando ragione delle biennali internazionali di arti decorative di Monza del 1923, del 1925, del 1927 e del 1930, oltre dell’expo di Parigi del 1925 e 1930 e di Barcellona 1929.
Il fenomeno Déco attraversò con una forza dirompente il decennio 1919-1929 con arredi, ceramiche, vetri, metalli lavorati, tessuti, bronzi, stucchi, gioielli, argenti, abiti impersonando il vigore dell’alta produzione artigianale e proto industriale e contribuendo alla nascita del design e del “Made in Italy”.
La richiesta di un mercato sempre più assetato di novità, ma allo stesso tempo nostalgico della tradizione dell’artigianato artistico italiano, aveva fatto esplodere negli anni Venti una produzione straordinaria di oggetti e di forme decorative: dagli impianti di illuminazione di Martinuzzi, di Venini e della Fontana Arte di Pietro Chiesa, alle ceramiche di Gio Ponti, Giovanni Gariboldi, Guido Andloviz, dalle sculture di Adolfo Wildt, Arturo Martini e Libero Andreotti, alle statuine Lenci o alle originalissime sculture di Sirio Tofanari, dalle bizantine oreficerie di Ravasco agli argenti dei Finzi, dagli arredi di Buzzi, Ponti, Lancia, Portaluppi alle sete preziose di Ravasi, Ratti e Fortuny, come agli arazzi in panno di Fortunato Depero.
Obiettivo dell’esposizione è mostrare al pubblico il livello qualitativo, l’originalità e l’importanza che le arti decorative moderne hanno avuto nella cultura artistica italiana connotando profondamente i caratteri del Déco anche in relazione alle arti figurative.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata.