Acqua ai fiori d’arancio

di Redazione Ville&Casali

 

La distillazione di questo infuso delicato e profumato, che si ottiene dai petali dei fiori degli aranci amari, affonda la propria storia nel XVII secolo. Gradevole e rilassante per l’olfatto, viene usata anche per aromatizzare dolci e impasti, come la celebre pastiera napoletana, dal nord al sud Italia. Sembra che sia nota anche nel mondo arabo: la parola spagnola azahar, infatti, deriva proprio dall’arabo e significa “fiore bianco”, e in italiano ritroviamo la stessa radice araba per la parola “zagara”, con la quale si intende il fiore delle arance.

 

Il presidio Slow Food di Vallebona

Slow Food ha creato il Presidio per l’acqua ai fiori d’arancio in Liguria. La produzione di acqua ai fiori d’arancio amaro era tipica soprattutto della vallata di Vallebona, dove la pianta aveva trovato un clima particolarmente favorevole. Nel 2004 Pietro Guglielmi, erede della famiglia che da secoli produceva questa essenza, ha deciso di riaprire la storica distilleria e riproporre l’acqua ai fiori di arancio amaro insieme ad altri oli ed essenze, facendo crescere in pochi anni oltre 150 piante, che stanno entrando ora in piena produzione. La vendita dell’acqua avviene per lo più localmente. L’obiettivo del Presidio è far tornare le coltivazioni di arancio amaro sui terrazzamenti di Vallebona, coinvolgendo i contadini del territorio. In questo modo si potrebbe recuperare lo stupendo paesaggio agricolo di un tempo e si darebbe nuova vita a una tradizione artigiana e a un prodotto che ha fatto la storia di questa valle.

 

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di Francesca Pierpaoli

 

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