Firenze, la città delle “buchette del vino”

di Maria Paola Gianni

Firenze, la città delle “buchette del vino”

Le storiche soluzioni anti-contagio del Cinquecento sono tornate di moda. Tanti gli italiani in visita nel capoluogo fiorentino. Ecco le novità del prestigioso patrimonio Unesco

Pochi sanno che fin dal Cinquecento molti palazzi signorili di Firenze servivano un bicchiere di vino o perfino un fiaschetto ai lati dei portoni principali attraverso minuscole porticine a circa un metro dal suolo. Sono le cosiddette “buchette del vino”, soluzioni anti-contagio nell’era della peste per vendere in sicurezza il dolce nettare di Bacco, tutte diverse l’una dall’altra, con un proprio stile architettonico a seconda di ciascuna cantina signorile.

Firenze, la città delle “buchette del vino”

Negli anni alcune sono scomparse, altre sono state restaurate, rappresentando un dettaglio storico dei tempi che furono. Fino all’era del Covid. Le si possono oggi ammirare in alcuni palazzi (Antinori, Albizi nelle omonime strade) Pinti, ma anche in Borgo Pinti, in via del Giglio, fino ad arrivare a quella del bistrot Babae in via Santo Spirito, la prima buchetta del vino riaperta a distanza di secoli per servire caffè, bevande, tramezzini e gelati in tutta sicurezza. Non solo alcuni locali fiorentini le stanno ripristinando a tal scopo, ma esiste anche un’associazione dedicata alla loro valorizzazione…

Articolo pubblicato su Ville&Casali gennaio 2021

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