Un maso per castello
Chasa Valbella, di proprietà dell’architetto Gian Fanzun e dell’ingegner Andrea Fanzun, è situata a Tarasp, nella bassa Engadina, a circa 61 km da St. Moritz.
Il maso dei fratelli Fanzun fu costruito nel 1648 quando Tarasp si trovava sotto il domino della Casa d’Asburgo. Nel 1803 Napoleone restituisce tramite l’Atto di mediazione l’ex exclave austriaca Tarasp (che oggi conta circa 330 abitanti) alla Repubblica elvetica e nello stesso anno viene incorporata al Canton Grigioni. Tarasp è, come St. Moritz, famosa per il turismo delle acque e oggi vanta diversi alberghi per più di 500 posti letto. La storia di Chasa Valbella è collegata a quella del castello di Tarasp, fondato nell’XI secolo dai signori di Tarasp provenienti dall’area del lago di Como, ristrutturato un secolo fa e ora in vendita. L’amministrazione del castello è rimasta per tre generazioni nelle mani della famiglia Fanzun, poi ereditato all’inizio del XX secolo dal dottore ad honorem Karl August Lingner, inventore e produttore del collutorio Odol, e poi ricostruito così come oggi lo conosciamo. Oggi appartiene al principe von Hessen, ma una fondazione istituita dal comune di Tarasp cerca con impegno di acquistare il castello per garantire anche in futuro l’accesso al pubblico. Chasa Valbella è usata dalla famiglia Fanzun in parte come residenza e in parte come seconda casa. Infatti, l’abitazione principale dell’architetto è a Coira, dove ha sede anche l’omonimo ufficio di architettura, formato da quattro partner, tra cui i due fratelli Fanzun, e una sessantina di collaboratori.
Gli interessi di lavoro dei fratelli Fanzun in Engadina fanno del maso un’abitazione strategica, sia come prima che come seconda casa. La tipica dimora dell’Engadina era fino al XVII secolo costruita in legno; in seguito all’incendio causato dalla guerra dei trent’anni (1618-1648), le pareti esterne delle abitazioni sono state cinte da spesse mura. Il maso era normalmente formato da due elementi: l’abitazione e il fienile. “Un tempo”, racconta l’architetto Gian Fanzun a Ville&Casali, “la casa tipica dell’Engadina possedeva un solo ingresso comune, sia per l’abitazione che per il fienile. Al piano terra c’erano la cucina da cui veniva alimentata la stufa a legna, unico riscaldamento dell’immobile, e un soggiorno, mentre al primo piano vi erano la camera dei genitori e altre camere per i bambini direttamente collegati alla cucina“. Il portone d’ingresso era rotondo in quanto la costruzione in calcestruzzo all’epoca non era ancora utilizzata, e le finestre avevano le spallette rivolte verso l’esterno in modo da poter attirare al massimo la luce solare. Alcuni anni fa l’architetto Gian Fanzun ha ristrutturato il vecchio maso mantenendo intatto il suo stato originario.
Il restauro è stato realizzato isolando il pavimento del piano terra e il tetto con una costruzione di legno e lana di roccia per uno spessore di 50 cm, e le pareti esterne con 16 cm di una speciale malta isolante. Le travi originali sono state conservate, mentre i nuovi elementi costruttivi in legno sono stati prefabbricati, assemblati in loco e calati dal tetto per il montaggio. Per il rivestimento di tetto, pareti e pavimenti è stato utilizzato l’abete, il Fanzun e la loro realizzazione è stata curata da René Meier, a sua volta partner dello studio di architettura Fanzun SA. Chasa Valbella può ora contare su una superficie di 300 mq, di cui 150 costituiscono il “vecchio fienile” e i restanti 150 l’“antica abitazione”. “La nostra casa è molto confortevole”, ci dice la signora Martina Fanzun, “e con due stufe a legna riusciamo a riscaldarla velocemente, ma le usiamo soltanto nei mesi più freddi dell’anno, da dicembre a febbraio.”. Il riscaldamento principale è realizzato mediante una pompa di calore con due sonde che raggiungono i 120 metri di profondità. Chasa Valbella è un edificio che possiamo definire assolutamente ecosostenibile.
© Riproduzione riservata.