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Gufram, la culla del design italiano

di Redazione Ville&Casali

vivere parco giochi

Questa storia inizia negli anni Cinquanta in Piemonte, dove l’azienda dei Fratelli Gugliermetto produceva ogni genere di sedia, da quelle comode e grezze per le osterie, alle più lussuose e pregiate per la Torino bene. Nel 1966, però, ci fu una svolta determinante per la realtà produttiva dei Gugliermetti, che decisero di affacciarsi al mondo dell’avanguardia artistica e sperimentale del design. Proprio in quegli anni, infatti, in Piemonte prendeva piede un mercato fiorente che ruotava tutt’intorno agli esperimenti radicali architettonici, tanto particolari da essere considerati talvolta bizzarri, a cui i due fratelli decisero prontamente di avvicinarsi per non lasciarsi sfuggire l’opportunità di entrare nel vivo della storia del design italiano.

La svolta degli artigiani piemontesi

La grande esperienza dei fratelli Gugliermetti e la loro indiscussa abilità con le forme del design e dell’arte di quel periodo furono importanti punti di forza, che presto diedero vita a collaborazioni con architetti e designer. Tutti provenienti dal mondo della Pop Art e che si ispiravano prima di tutto, ovviamente, al padre fondatore di questa corrente, Andy Wharol, ma anche ad altri artisti d’Oltreoceano.

Prese dunque vita la Gufram, che aspirava all’originalità in ambito estetico e tecnologico. Questa continua ricerca di nuove invenzioni scientifiche dipendeva, principalmente, dalla necessità di accorciare e ottimizzare i tempi di produzione. La Gufram, infatti, sfornava oggetti composti di materiali molto complicati da plasmare e modellare, in particolare:

  • gommapiuma;
  • polistirolo espanso;
  • bextrene.

Iniziarono, così, ad arrivare molto presto numerosi riconoscimenti internazionali, in special modo grazie alle straordinarie creazioni singolari e innovative come la chaise loungue “Alvar”, disegnata da Giuseppe Raimondi nel ’67, o l’appendiabiti “Cactus” di Guido Drocco e Franco Mello del ’72 e ancora, la bizzarra seduta, solo da guardare, dal nome “Pratone” di Giorgio Cerretti.

Sovversivi e dissacranti, questi oggetti di design, vengono definiti dai critici di tutto il mondo come “sculture domestiche ludiche”, in quanto la fusione tra i progetti industriali e l’estro creativo di artisti fortemente ispirati determina una crescita fondamentale per la Gufram. Le sue produzioni iniziano, da quel momento, a essere esposte nei più prestigiosi musei d’avanguardia. Nel ’68, ad esempio, la Triennale di Milano decide di inaugurare la galleria dedicata all’arredamento proprio con “Multipli” di Gufram, che riscuote un successo straordinario.

Le collaborazioni della Gufram

Emilio Ambasz si affidò a Gufram per l’allestimento della mostra “The New Domestica Landscape”, l’area di Pop Art al MOMA di New York e da quel momento nessuno degli oggetti esposti è più tornato in Italia. Ogni pezzo della collezione è rimasto in quel museo per continuare a incantare e stupire i visitatori.

Allo stesso modo il Centre Pompidou di Parigi, il Vitra Design Museum e il Metropolitan Museum of Art di New York sono diventati vetrine permanenti della Gufram, che non usa alcun macchinario per la produzione, ma si affida totalmente alle mani esperte dei suoi artigiani, maestri silenziosi che operano nell’ombra e che possono vantare di essere i veri artefici di un successo mondiale.

Questa pratica, in realtà, vide uno stop di tre anni (dal 2009 al 2011), quando la gestione del marchio venne affidata alla società Cassina, per poter ritrovare il panorama delle Langhe, ormai perduto, e riallacciare rapporti con gli imprenditori privati, pronti a rilanciare il moto di produzione degli oggetti di Gufram, ispirandosi ancora all’attività di Raimondi, la vera anima progettuale della vecchia azienda, il quale aveva stretto legami molto forti e importanti con il mondo dei designer proprio nel ’66.

Il catalogo dell’azienda torinese presenta oggi più di trenta oggetti straordinariamente originali. Questo campionario è così particolare che ad averlo interamente in casa propria darebbe l’idea di vivere in un luogo surreale, un parco giochi casalingo in cui la certezza principale è di non aver mai visto nulla di simile prima. Oggetti come il Puffo, i Sassi o il sofà Bocca sono produzioni di design artistico, mai banali e che rimarranno per sempre impresse nella mente di chi le ha viste almeno una volta.

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