Bellezza imperfetta
Il Kintsugi è una tecnica giapponese che consiste nel riparare le ceramiche rotte con una mistura a base di oro, argento o platino. Esaltando con metalli preziosi crepe e rotture, il procedimento dà valore alla bellezza del tempo che passa. Come la pratica del kintsugi, l’e(ste)tica wabi-sabi celebra l’imperfezione. Predilige la naturalezza e la spontaneità, ammira la transitorietà di tutte le cose, i cicli naturali, accoglie le cicatrici dell’usura, esalta i segni di erosione, abbandona il superfluo e il superficiale in favore dell’autentico e del semplice. L’eleganza wabi-sabi è nelle texture ruvide, nei materiali naturali o di recupero, nell’artigianalità, in una palette che va dai bianchi sporchi ai grigi, passando per le tinte terrose. Come sostiene Axel Vervoordt (fautore, l’anno scorso del progetto del Tribeca Penthouse a New York, l’albergo wabi-sabi del quale Robert De Niro è socio): “l’estetica wabi-sabi non è per tutti, è per chi già possiede molto”. È un rustico minimalismo zen che si tocca quando si raggiunge la consapevolezza che il decorativismo e le sofisticazioni possono essere superati per interni dal lusso discreto e sereno che creano benessere in chi li abita.
Vi presentiamo alcuni oggetti che incarnano queste filosofie, dalle tovagliette in seta di Chilewich alla lampada sfera do craclè di Borbonese e Murano Luxury Glass, passando per il vaso dorato anticato di House Doctor e la poltroncina bruges antiques di ABC Home Carpets.
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