Pastificio San Lorenzo: dove l’arte cresce

di Redazione Ville&Casali

Pastificio San Lorenzo

Almeno una volta al mese un direttore di un importante museo del mondo, spesso con alcuni collaboratori, visita il Pastificio San Lorenzo”, racconta a Ville&Casali, Pietro Ruffo, uno dei giovani artisti che da 13 anni abita e lavora nella famosa “fabbrica d’arte” che si trova in via degli Ausoni, 3 nel quartiere San Lorenzo di Roma.

Il palazzo, che da qualche anno ospita anche un elegante ristorante vintage, è gestito dalla Fondazione Pastificio Cerere di cui è presidente Flavio Misciattelli.

In parte distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, la nonna di Misciattelli lo volle destinare a giovani artisti.

Oggi ospita una ventina di pittori e scultori, gallerie d’arte, studi di grafica, scuole di fotografia e personaggi dello spettacolo, come Sabina Guzzanti, che spesso si incontrano nella vicina trattoria Pommidoro.

Il pastificio è un po’ delabré, con un montacarichi industriale al posto dell’ascensore. Negli scorsi anni è stato anche una vera fucina per il teatro di ricerca.

Ville&Casali ha intervistato tre artisti che vi abitano, da tempo affermati sulla scena nazionale e internazionale. Rappresentanti di tre periodi storici del Pastificio.

Al Pastificio San Lorenzo, Marco Tirelli

Faccio parte del primo gruppo che negli anni Pastificio San Lorenzosettanta fu attirato dalla bellezza e luminosità degli spaziche ricordavano i loft americani, con pareti alte 4-5 metri” spiega Marco Tirelli. “Nel giro di qualche anno ci siamo ritrovati in questi spazi con Nunzio di Stefano, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Piero Pizzicannella e Bruno Ceccobelli, la nuova scuola romana di San Lorenzo”.

Tirelli studia all’Accademia di Belle Arti e segue i corsi di scenografia con Toti Scialoja che gli fa conoscere Kline, Pollock e l’Action Painting americana. Su di lui grande influenza ha un artista che incontra a 15 anni: Alighiero Boetti, con cui rimarrà amico per tutta la vita. Oggi divide il suo tempo tra Roma e Spoleto.

A San Lorenzo lavora in un attico di alcune centinaia di mq inondato di luce, da cui si gode una vista che spazia fino a Tivoli. La luce e l’ombra sono “le materie prime”, con cui dialoga l’artista, che in questi giorni espone al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Saint Etienne, a poche ore da Parigi, con ben 480 opere.

I suoi lavori sono vibrazioni di luce che scandiscono il tempo che passa, ora sotto forma di sfere, di scale, di stanze o di alambicchi. Attraverso apparenti forme geometriche Tirelli cerca di cogliere l’essenza del tempo; come se le opere fossero dei distillati.

Pastificio San Lorenzo

Giorgio dell’Arti ha scritto su di lui: “La ricerca di Tirelli ha una lunga storia: anche lui ha visto negli anni Settanta la ricerca concettuale, poi la Transavanguardia col suo ritorno alla pittura.”

Tirelli pensa oggi alla sua arte come l’ago di una bilancia sui cui due piatti stanno Malevitch e De Chirico; infatti le sue forme sono sospese in uno spazio che è mentale, assoluto, e richiamano modelli di contemplazione zen; del resto, egli ricorda, “c’è una forte attenzione per la mia pittura non solo a New York ma anche in Giappone, forse perché queste mie idee hanno qualcosa in comune col buddismo”.

Scialoja fece scoprire a Tirelli la superficie come spazio di confronto fra il mondo fisico e il luogo dove inizia l’idea del vedere attraverso, perché nel momento in cui l’occhio si posa sulle cose le rende metafisiche.

Anche le cose più normali, tolte dal contesto, diventano misteriose”, egli spiega. “Per esempio, della luna vediamo solo un lato”.

Oliviero Rainaldi

La Fondazione Cerere ha accolto successivamente altri artisti, come Oliviero Rainaldi, Sabina Mirri, artisti stranieri come Juan Munoz e la fotografa americana Francesca Woodman.

Incontriamo Oliviero Rainaldi, 60 anni, di Caramanico Terme (Pescara), uno scultore che ha incontrato all’Accademia di Belle Arti di Venezia Emilio Vedova e ha lavorato per vari anni con Fabio Mauri.Pastificio San Lorenzo

Nella città lagunare ha sviluppato la sua sensibilità artistica. Lì ha creato le sue prime opere, alcune delle quali si possono ammirare oggi nel campus della Venice International University, come per esempio l’Argonauta, una scultura di 7 metri che guarda la Biennale. Le opere di Rainaldi si rifanno ai miti dell’antichità classica, agli episodi del Nuovo e dell’Antico Testamento, ma anche a personaggi del presente.

La costante preoccupazione del Maestro, ha scritto Umberto Vattani, rettore dell’università veneziana, è la semplificazione del modello, la ricerca della sintesi essenziale. Spesso la sperimentazione tocca aspetti complessi come la combinazione con la figura umana, le figure allungate, i volti. Le sue sculture mostrano il lato incorporeo, seducono per il silenzio che le avvolge.

Ha realizzato diverse mostre personali, moltissime in Asia, ma non crede più a questo tipo di eventi. Oggi preferisce lavorare su commissione, come gli artisti dei secoli passati. Lo ha fatto per realizzare il ritratto della regina della Malesia, la scultura di papa Wojtyla donata dalla fondazione Angelucci alla città di Roma, collocata alla stazione Termini, per la Maserati che ha rappresentato come un Nettuno, possente e dinamico. E più recentemente per un’opera destinata al quartiere generale dell’armatore Grimaldi a Napoli: una Partenope, divinità del mare, che domina il mondo.

Pietro Ruffo

Uno degli artisti più giovani (38 anni) è Pietro Ruffo, romano. Si è laureato in architettura e più che un pittore è un disegnatore.

È arrivato al Pastificio perché Misciattelli collezionava i suoi lavori e così 13 anni fa si è trasferito dallo studio che aveva in campagna. È felice di questa scelta che gli permette di interagire con altri artisti che considera molto generosi.

Mi hanno permesso di condividere i loro lavori e le tecniche utilizzate, oltre che offrirmi la loro amicizia”, egli spiega.

Pastificio San Lorenzo

Come i viaggiatori del Gran Tour, Ruffo fissa le immagini con la matita e affronta i temi più attuali della società, della storia e della libertà. La sua prima mostra la organizza a 18 anni e da allora riesce a realizzare un centinaio di opere all’anno. È conosciuto a livello internazionale grazie anche alle gallerie famose che lo rappresentano, la Lorcan o’Neill che ha sede anche a Roma e la Blain Southern di Londra.

Di lui ricordiamo la mostra personale del 2014 alla Galleria Nazionle d’Arte Moderna di Roma o le sue esposizioni a Mosca (2011) e New York (2010).

Fino a gennaio 2017 espone in una collettiva a Ginevra. Pure in gennaio ha curato una mostra dell’artista astratto Francesco Del Drago all’Arancera di Villa Borghese .

Sono opere di grande formato di uno degli artisti più avanzati nella ricerca del colore”, egli spiega.

Ruffo è un maestro del disegno e dell’intaglio. Confeziona opere utilizzando carte geografiche, bandiere e disegni che rappresentano la natura e che fanno ricordare il mondo di Darwin.Pastificio San Lorenzo

Il tema che lo affascina in questo momento è quello delle migrazioni: le persone alla ricerca della libertà, ma soprattutto – egli dice – della sopravvivenza.

Ha in programma una personale a Roma, a Parigi e forse in Belgio.

Oggi” – spiega a Ville&Casali – “non è importante risiedere a New York o Londra o Parigi, un tempo considerate capitali dell’arte contemporanea. Grazie a Internet l’arte si è globalizzata. Certamente non è un caso che una delle 10 più importanti gallerie del mondo, la Galleria Continua, si trovi a San Gimignano”.

 

 

 

A cura di ENRICO MORELLI

Foto di SOFIA VENTURINI DEL GRECO

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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