Il giardino segreto degli agrumi di Recale

di Redazione Ville&Casali

Il giardino segreto degli agrumi di Recale
Foto di Gabrielle Voinot

A Recale, nel casertano, alte mura custodiscono, in una sorta di corte segreta, la ricchezza sorprendente e intensa del paesaggio vegetale. Gerlando e Teresa Iorio, i padroni di casa, innamorati del loro giardino, solari accolgono insieme alla gentilezza d’antico stampo della mamma di Gerlando, Maria Giuseppina Iorio. “L’edificio è un tipico ‘palazzo a corte’ di fine Settecento, della famiglia Iorio”.

Racconta l’amico caro, l’architetto paesaggista Nicola Tartaglione, alla cui esperienza, colta e impeccabile, l’attuale proprietario e discendente della famiglia, ha affidato la progettazione e il ridisegno del complesso di mura e dell’interno botanico.

“A fine ‘800”, riprende l’architetto Tartaglione, “grazie alle cure di Donna Angelina Pisanelli, giovanissima sposa di Domenico Iorio, il complesso, soprattutto il vasto agrumeto in cui era custodito un affresco di una marina di Napoli, ricordo dell’infanzia partenopea della padrona di casa, riprese vita per essere successivamente danneggiato durante il periodo bellico”.

Una visione d’incanto

Il paesaggio non appare subito, dissimulato dalle mura di tufo, poi, dalla luce, lo stupore botanico attrae nella freschezza dell’ombra odorosa. E’ un incanto remoto che pare, questa la grande maestria di Tartaglione, mai essere stato modificato.

Le chiomature fitte, sempreverdi, lucide, dalla fioritura bianco stellata, le zagare, dal profumo paradisiaco di miele scuro, degli agrumi si arrotondano con grazia e semplicità, mosse dal fascino di fogliame e fioriture per la mezza luce, inserite da Tartaglione, di tradescantia, alocasia, calocasia, philodendron, aspedistria, yucca, camelia, datura, rose rampicante sui muri perimetrali, ortensia, clivia e la passiflora sul cancelletto d’ingresso, mentre la clematis armandii rallegra le zone più ombrose.

Colori naturali, forme della tradizione

Tutto è ricercato per tradizione e naturalezza. Come l’asola che si affaccia attraverso una grata metallica sulla grotta del vino, esistente da tempi immemorabili al di sotto della proprietà, o la tettoia a copertura del pozzo e dell’antica vasca per il bucato, il muro di cinta, costruito con belle pietre di tufo tagliate a mano, mai restaurate e quindi infiltrate di umidità e naturalizzate dalla presenza di muschi, felci e capelvenere.

Una concimaia scavata nel terreno per facilitare la pulizia giornaliera del giardino, un orto, piccolo e grazioso, con percorso, bordato di bosso, in miniatura realizzato con vecchie pietre di tufo parzialmente interrate seguendo un disegno a croce che divide la coltivazione in quadrati suddivisi ulteriormente in aiuole triangolari a forma di “scolla” come chiamano i vecchi contadini della nostra zona un fazzoletto di forma triangolare utilissimo per stringere la testa o asciugare il sudore del collo.

Una curiosità divertente, conclude l’architetto, è la bordura dei sentieri di chlorophito bianco-verde, non acquistato, bensì regalato dai vicini, avuto in gran quantità da parenti, amici e da tutti quelli che, incuriositi, volevano partecipare al gioco di fare insieme qualcosa di nuovo e anche … qualcosa di buono.

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testo e foto di PATRIZIA SPINELLI NAPOLITANO

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